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Con il protrarsi delle chiusure delle attività produttive e di quelle del terziario e con la prospettiva che questa situazione si prolunghi nel tempo, la situazione economica e il calo dei consumi sono destinati a peggiorare. E, nella difficoltà di prevedere a breve il ritorno ad una situazione “normale”, rischia di saltare la previsione più ottimistica che era quella della “riapertura” dell’Italia a giugno che avrebbe comportato, per il 2020, la perdita di 1 punto di Pil e 18 miliardi di consumi. Si fa, quindi, più realistica l’ipotesi della riapertura del Paese solo all’inizio di ottobre, con una riduzione dei consumi di oltre 52 miliardi e un calo del Pil di circa il 3%, stime che incorporano anche gli aiuti stanziati con l’ultimo decreto: è quanto prevede l’Ufficio Studi Confcommercio sugli effetti del lockdown a causa del coronavirus.

In quest’ultima ipotesi – prosegue la nota – i settori che saranno più colpiti sono: alberghi e ristorazione, trasporti e acquisto autoveicoli, cultura e tempo libero, abbigliamento.

E’ evidente – conclude l’Ufficio Studi – che tutte le misure annunciate dalla BCE per evitare che dal settore reale la crisi migri a quello finanziario, così come i diversi interventi progettati a livello internazionale per assicurare un movimento ordinato del rendimento dei titoli sovrani dei diversi Paesi, non potranno evitare la recessione, ma ne mitigheranno l’impatto favorendo le condizioni di ripresa una volta superata l’emergenza sanitaria.

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