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Confermata ai raggi X la dinamica molecolare di un liquido in prossimità della transizione vetrosa. Pubblicato su «Nature Communications» lo studio del team internazionale di ricerca di cui fanno parte le Università di Amsterdam, Padova, Pisa e Barcellona con il contributo dell’European Synchrotron Radiation Facility di Grenoble e del moscovita National Research Center “Kurchatov Institute”.

 Un vetro può essere immaginato come un liquido che ha perso la sua capacità di fluire. Questa definizione riflette la procedura utilizzata comunemente per produrre i vetri, vale a dire per raffreddamento rapido del fuso. Infatti, quando un liquido è raffreddato al di sotto della sua temperatura di fusione – o, come si dice, è sottoraffreddato – il moto molecolare rallenta fino al punto che, alla transizione vetrosa, il liquido appare all’osservatore come congelato: si è ottenuto un vetro. Nonostante i vetri siano utilizzati in innumerevoli applicazioni tecnologiche, resta da chiarire quale sia il meccanismo microscopico alla base della loro formazione.

 Un modo per capire cosa succeda alla transizione vetrosa è quello di studiare i moti molecolari, chiamati processi di rilassamento, grazie ai quali un liquido ritorna all’equilibrio dopo una piccola perturbazione. Consideriamo per esempio il caso di una fluttuazione di densità: in un liquido al di sopra della temperatura di fusione la struttura cambia, cioè rilassa tornando all’equilibrio, in pochi picosecondi, mentre in prossimità della transizione vetrosa la struttura cambia su tempi dell’ordine di centinaia di secondi. Questo rilassamento strutturale è tuttavia anticipato dalla comparsa di un processo dinamico più veloce, noto come rilassamento Johari-Goldstein, il cui ruolo nella transizione vetrosa è argomento di animata discussione.

Il team di ricerca internazionale ha utilizzato un interferometro per raggi X del sincrotrone europeo ESRF dopo la caratterizzazione preliminare dei campioni a Pisa per studiare, alla scala atomica, il rilassamento Johari-Goldstein in un liquido a temperature prossime alla transizione vetrosa.

I risultati ottenuti forniscono una nuova prospettiva della dinamica microscopica in un liquido sottoraffreddato: il processo Johari-Goldstein segnala la formazione di una struttura a mosaico, con tasselli di molecole meno mobili separati da una rete in continua evoluzione di molecole più mobili. La comparsa di questa struttura a mosaico conferma l’idea che una transizione di natura dinamica ha luogo nei liquidi sottoraffreddati, come suggerito da alcuni modelli teorici della transizione vetrosa.

«Questo esperimento – dice Federico Caporaletti ora al Van der Waals-Zeeman Institute – Institute of Physics/Van’t Hoff Institute for Molecular Sciences dell’Università di Amsterdam ma che ha iniziato la ricerca durante il suo dottorato al Dipartimento di Fisica dell’Università di Trento – chiarisce come i liquidi a temperature molto basse siano molto eterogenei da un punto di vista dinamico: alcune molecole sono più lente ed altre più veloci, con queste ultime connesse spazialmente in una sorta di ragnatela che attraversa l’intero liquido».

«L’eterogeneità dei moti molecolari che osserviamo – sottolinea Simone Capaccioli del Dipartimento di Fisica “E. Fermi” dell’Università di Pisa e direttore CISUP – potrebbe spiegare alcune importanti proprietà di questi materiali, quali la loro elasticità e duttilità».

«Questo risultato – conclude Giulio Monaco del Dipartimento di Fisica ed Astronomia “Galileo Galilei” dell’Università di Padova e coordinatore del lavoro – contribuisce a chiarire i meccanismi microscopici in base ai quali alcuni liquidi possono dar luogo ad un vetro, ad esempio un silicato fuso che diventa un vetro di finestra, invece di cristallizzare, come fa invece l’acqua quando ghiaccia».

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