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L’Eroi, ovvero la resa dell’investimento energetico effettuato, è un indice ormai diffuso per misurare la “bontà” delle fonti da cui si ricava energia, siano esse tradizionali, come il petrolio, o rinnovabili, come eolico e fotovoltaico. Una delle maggiori difficoltà della transizione energetica, condizione necessaria della transizione ecologica, è che il mondo dipende ancora molto dai combustibili fossili, che soddisfano a oggi oltre l’80% della richiesta primaria di energia.

Da uno studio sulla qualità energetica delle risorse petrolifere di Luciano Celi dell’Istituto per i processi chimico-fisici del Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa, emerge però la tendenza a una sempre maggiore difficoltà nel recupero di questi combustibili: i risultati sono stati pubblicati sulla rivista “Biophysical Economics and Sustainability”.

“L’Eroi è un concetto piuttosto semplice e intuitivo. Immaginiamo di dover cogliere delle mele da un albero, partendo da quelle a portata di mano: via via che queste si esauriscono, si comincia a saltellare o salire una scala per prendere quelle più in alto. L’energia impiegata nel tempo per assolvere efficacemente lo stesso compito va aumentando, a parità di mele colte”, spiega Celi. L’Eroi è il rapporto tra l’energia guadagnata e l’energia impiegata per ottenerla. Nel caso dei pozzi petroliferi la prima diminuisce nel tempo, mentre la seconda aumenta: agli inizi della corsa all’oro nero, come molti vecchi film raccontano, in Texas bastava fare un buco e il petrolio zampillava fuori; adesso le piattaforme petrolifere sono in mare aperto e trivellano a diversi chilometri di profondità.

Lo studio prende in esame le trenta maggiori compagnie petrolifere, la cui quota complessiva di produzione di petrolio e gas oscilla, nel ventennio preso in esame, tra il 60 e il 65% del totale: i valori di Eroi trovati, sono in declino. L’Eroi del petrolio prodotto negli Stati Uniti negli anni ’30 del secolo scorso era di circa 100:1, bastava cioè l’equivalente energetico di un barile per estrarne 100. Il valore è declinato a 30:1 dal 1970 e poi, secondo altri studi, a 12:1 dal 2005. L’analisi effettuata, in continuità con questi ultimi valori, indica valori medi intorno agli 11 nella prima decade presa in esame, e 10 nel decennio a noi più vicino. “La tecnologia – la scala nell’esempio delle mele – ha aiutato e aiuta moltissimo nello sfruttamento delle risorse minerarie, ma non può fare miracoli”, afferma Celi. I valori di Eroi sono significativi per gli specialisti, ma non dicono nulla al cittadino. Per questo si usa mettere in relazione questo indice con il valore di guadagno energetico netto Neg, Net Energy Gain, un valore percentuale che indica la resa energetica della fonte presa in esame. “I valori di Neg nel grafico in allegato, come si vede sono ancora sufficienti a garantire il buon funzionamento della società stessa, ma se il valore di Eroi sull’asse X diminuisce ancora – andando verso destra – il Neg sull’asse Y comincia a decrescere in modo non lineare”, conclude Celi. “Pur senza essere allarmisti, se da un lato non è facile fare a meno del petrolio sul breve termine, bisogna fare i conti con la sua sempre minore disponibilità ed i segnali della dipendenza da fonti inquinanti sono del resto giunti anche dall’ultima Cop26, dove molti Paesi non hanno voluto rinunciare a petrolio e carbone per non mettere in sofferenza le loro economie”.

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