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Dopo un primo incontro del 31 marzo dedicato all’evoluzione degli spazi di lavoro in Smart Spaces, i lavori della decima edizione dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano sono proseguiti il 6 maggio con un appuntamento dedicato alle tecnologie per il posto di lavoro. Un tema davvero attuale dacché la pandemia ha dato un notevole impulso alla diffusione di tutte quelle tecnologie in grado di abilitare, potenziare e rendere più efficace il lavoro da remoto.

Ciò che è emerso è un quadro davvero interessante: per lavorare meglio in smart working, infatti, non è sufficiente dotarsi della giusta tecnologia, ma è necessario acquisire anche nuove competenze. Non a caso, secondo i risultati parziali di una survey erogata dall’Osservatorio Smart Working agli iscritti al workshop, l’84% ha partecipato a iniziative formative riguardanti le tecnologie e il digitale. 

In particolare, sembra che queste iniziative abbiano avuto un impatto positivo sulla capacità dei lavoratori di comunicare e collaborare efficacemente con gli strumenti di videocollaborazionea loro disposizione, tanto che l’86% dei partecipanti all’appuntamento digitale ha dichiarato che la comunicazione e la collaborazione a distanza sono migliorate, anche di molto, a seguito del lockdown.

Anche quest’anno, tuttavia, sembra riconfermarsi una non trascurabile criticità. La diffusione e l’utilizzo delle tecnologie per lo smart working hanno infatti modificato i modelli del lavoro, creando l’aspettativa che gli individui siano sempre disponibili, lavorino meglio e più velocemente. Queste attese stanno causando nella maggioranza dei lavoratori problemi di stress, iperconnessione e sovraccarico di informazioni, portando in alcuni casi a un peggioramento di produttività e performance.

Il 77% del campione ha la sensazione che il carico di lavoro sia aumentato, il 70% pensa di lavorare con ritmi più serrati e il 52% fatica ancora a trovare il work life balance. Inoltre, il 26% dei rispondenti dichiara di avere vissuto situazioni di techno-complexity, un fenomeno che ha a che fare con la complessità di alcune tecnologie che finiscono per far sentire l’utente inadeguato.

“Da questi dati, emerge quanto sia ancora lunga la strada da percorrere, non solo in termini di innovazione tecnologica, ma anche e soprattutto in termini di cultura aziendale e del lavoro”, ha commentato Laura Canova, Marketing Manager Logitech Video Collaboration Italy, al termine dell’incontro. “Valori come la comunicazione, la collaborazione e l’empatia negli spazi di lavoro ispirano da sempre le soluzioni per la collaborazione video progettate da Logitech e si traducono in prodotti dall’utilizzo semplice e intuitivo, che puntano a far sentire le persone a proprio agio e vicine, anche quando non è possibile vedersi di persona”.

A riprova di ciò, il team di esperti dell’Osservatorio Smart Working ha sottolineato l’importanza per le aziende di dotarsi di tecnologie che guardino non solo alla produttività di un’azienda, ma anche al coinvolgimento e al benessere psico-fisico dei propri dipendenti.

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