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Anche quest’anno sono disponibili le classifiche delle università italiane elaborate dal Censis e diventate ormai un appuntamento annuale a supporto dell’orientamento di migliaia di studenti pronti a intraprendere la carriera universitaria. Si tratta di un’articolata analisi del sistema universitario basata sulla valutazione degli atenei relativamente a: strutture disponibili, servizi erogati, borse di studio e altri interventi in favore degli studenti, livello di internazionalizzazione, comunicazione e servizi digitali, occupabilità. A questa classifica si aggiunge il ranking dei raggruppamenti di classi di laurea triennali, dei corsi a ciclo unico e delle lauree magistrali biennali secondo la progressione di carriera degli studenti e i rapporti internazionali. Complessivamente si tratta di 64 classifiche, che possono aiutare i giovani e le loro famiglie a individuare con consapevolezza il percorso di formazione.

La temuta contrazione delle iscrizioni a causa della pandemia nell’anno accademico 2020-2021 non c’è stata, anche grazie alle misure eccezionali di sostegno del diritto allo studio approvate. Al contrario, la crescita del 4,4% degli immatricolati consolida l’andamento positivo che si ripete ormai da sette anni. Calcolato sulla popolazione diciannovenne, il tasso di immatricolazione ha raggiunto quota 56,8%.

Nel 2020, a fronte di un tasso di immatricolazione maschile pari a 48,5%, quello femminile è stato del 65,7%. Per le femmine si è registrato un incremento annuo del 5,3% rispetto al +3,3% dei maschi immatricolati. Con il 77,7% di studentesse immatricolate, l’area disciplinare Artistica-Letteraria-Insegnamento è quella con il tasso di femminilizzazione più elevato. All’opposto, nell’area Stem l’universo femminile è rappresentato da una quota che, pur crescendo di anno in anno, resta ancora minoritaria.

Tra i mega atenei statali nelle prime due posizioni si mantengono stabili, rispettivamente, l’Università di Bologna, prima con un punteggio complessivo pari a 91,8, inseguita dall’Università di Padova. Seguono, scambiandosi le posizioni della precedente annualità, La Sapienza di Roma, che con un punteggio di 85,5 sale dal quarto al terzo posto, e l’Università di Firenze, che retrocede dal terzo al quarto, riportando il valore complessivo di 85,0. Stabile in quinta posizione l’Università di Pisa, con 84,8 punti, cui segue Università di Torino, che si riprende una posizione in graduatoria. Ultima tra i mega atenei statali è l’Università di Napoli Federico II, preceduta dall’Università di Bari in penultima posizione.

L’Università di Perugia mantiene la posizione di vertice tra i grandi atenei statali, ottenendo un punteggio complessivo di 93,3. Sale di sei posizioni l’Università di Salerno, che passa dall’ottavo al secondo posto, mentre arretra di una posizione l’Università di Pavia, che scende in terza posizione. Stabile al quarto posto l’Università della Calabria, cui segue al quinto posto con un punteggio di 89,7 l’Università di Venezia Ca’ Foscari, che quest’anno compie il salto dimensionale dai medi ai grandi atenei statali. Chiudono la classifica l’Università di Messina, di Chieti e Pescara e di Catania.

Nella classifica dei piccoli atenei statali difende la prima posizione l’Università di Camerino, con un punteggio complessivo pari a 98,2, seguita da un altro ateneo marchigiano, l’Università di Macerata, che totalizza 86,5 punti e che per classe dimensionale non si colloca più tra i medi atenei statali. Scalano la classifica due atenei laziali, l’Università di Cassino e l’Università della Tuscia, e un ateneo campano, l’Università del Sannio, che grazie alle posizioni guadagnate si collocano al terzo, quarto e quinto posto della classifica, riportando un incremento trasversale in tutte le famiglie di indicatori. Chiude la classifica dei piccoli atenei statali l’Università del Molise.

Anche quest’anno l’Università di Trento è pima nella classifica dei medi atenei statali, con un punteggio pari a 97,3. L’incremento di 16 punti dell’indicatore internazionalizzazione garantisce all’ateneo il mantenimento della posizione di vertice. L’Università di Siena scala una posizione e si colloca al secondo posto, scavalcando l’Università di Sassari, che retrocede in terza, a pari merito con l’Università di Udine, che avanza di tre posizioni, grazie ai 18 punti guadagnati per l’indicatore comunicazione e servizi digitali. La quarta posizione è mantenuta dall’altro ateneo friulano, l’Università di Trieste. Stabile, in quinta posizione, l’Università Politecnica delle Marche. Sale invece di tre posizioni l’Università del Salento, che grazie alla crescita degli indicatori servizi, internazionalizzazione e occupabilità è sesta in graduatoria. Chiudono il ranking, all’ultimo, penultimo e terzultimo posto, l’Università di Napoli L’Orientale, l’Università degli Studi Magna Graecia di Catanzaro e l’Università dell’Aquila.

La classifica dei politecnici è guidata anche quest’anno dal Politecnico di Milano e vede al secondo posto lo Iuav di Venezia e al terzo il Politecnico di Torino, seguito dal Politecnico di Bari, che chiude la classifica.

Tra i grandi atenei non statali è in prima posizione anche quest’anno l’Università Bocconi, seguita dall’Università Cattolica. Tra i medi è la Luiss a collocarsi in prima posizione, con un punteggio pari a 94,2, seguita dalla Lumsa. Tra i piccoli la Libera Università di Bolzano continua a occupare il vertice della classifica, seguita in seconda posizione dall’Università di Roma Europea. Chiude la graduatoria l’Università Lum Jean Monnet, in ultima posizione, preceduta dall’Università di Enna Kore.

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