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Nella vita di tutti i giorni, per capire come è fatto qualcosa o qualcuno è fondamentale avere la visione più ampia possibile. Nel caso dell’Universo, poter osservare alle lunghezze d’onda ultraviolette, invisibili per l’occhio umano, permette di aprire una finestra su uno spettacolo interessantissimo. Si possono trovare indizi e tracce di elementi come il berillio e l’uranio, determinanti per capire il funzionamento delle stelle e i fenomeni avvenuti nei primi minuti dopo il Big Bang. Si può studiare la sintesi degli elementi pesanti nelle esplosioni osservate anche per mezzo delle onde gravitazionali, si può cercare acqua nel sistema solare, andare a caccia dei fotoni energetici che hanno dissipato la nebbia di idrogeno neutro che rendeva opaco l’universo lontano.

Costruire strumenti che possano vedere a queste lunghezze d’onda però è molto complesso perché occorre utilizzare specchi capaci di riflettere la luce ultravioletta e lenti altrettanto trasparenti. Per offrire complementarietà ai grandi telescopi di cui dispone la comunità scientifica, si progettano quindi strumentazioni specifiche. Di recente, si è costituito un consorzio con la leadership dell’INAF che comprende istituti di Australia, Brasile, Germania, Gran Bretagna e Polonia, per costruire CUBES, il Cassegrain U-Band Efficient Spectrograph, da mettere al telescopio ESO VLT di Paranal,  in Cile.

Pochi giorni fa è stato firmato l’accordo tra ESO ed INAF per lo studio che dovrebbe portare alla realizzazione di CUBES nel giro di 5 anni.

“L’INAF ha una consolidata e apprezzata tradizione nello sviluppo di strumentazione innovativa per i telescopi dell’ESO in  Cile”, afferma il Presidente dell’INAF Nichi D’Amico, e prosegue “nel caso specifico, si tratta di strumentazione che apre nuovi orizzonti in una finestra dello spettro elettromagnetico densa di informazioni su tanti fronti dell’astrofisica moderna, ed è per noi oggetto di soddisfazione entrare nel Consorzio CUBES”

“Una tappa del genere è sempre emozionante”, commenta Stefano Cristiani, investigatore principale di CUBES “È come l’inizio di un lungo viaggio alla scoperta di nuovi continenti, pieno di aspettative e trepidazione, perché si sa che per arrivare alle scoperte bisognerà passare per grandi sfide e difficoltà, sia tecnologiche che organizzative. Abbiamo appena terminato la costruzione di ESPRESSO, che da poco ha iniziato a produrre risultati scientifici a pieno ritmo, ma, come Ulisse tornato a Itaca, non è stato possibile resistere alla tentazione di riprendere il mare per divenir del mondo esperti, sempre ovviamente seguendo virtute e canoscenza”.

“CUBES permetterà lo studio dell’Universo, vicino e lontano, in una regione spettrale ancora non sufficientemente esplorata, ma cruciale per l’indagine di un’ampia varietà di tematiche astrofisiche attuali” ribadisce Sofia Randich, coordinatrice scientifica INAF per CUBES. “Molti ricercatori INAF sono coinvolti nello sviluppo dettagliato dei ‘casi scientifici’ per CUBES, e saranno pronti a sfruttare con entusiasmo le grandi potenzialità di questo strumento”.

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