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Dopo la continua crescita tra il 1995 e il 2013, la quota di spese obbligate sul totale dei consumi negli ultimi 6 anni è in leggera diminuzione, a causa soprattutto della recente depressione del corso delle materie prime energetiche, ma rimane comunque elevata con un’incidenza nel 2019 di quasi il 41% sul totale dei consumi delle famiglie e arrivando a pesare per quasi 7.400 euro l’anno pro capite; tra le spese obbligate, la voce abitazione è quella che incide maggiormente arrivando a “mangiarsi” – tra affitti, manutenzioni, bollette, e utenze – 4.200 euro pro capite; all’interno dei consumi commercializzabili la componente principale è rappresentata dai beni, ma la quota di spesa destinata agli alimentari risulta in costante riduzione passando da poco più di 3.000 euro pro capite nel 1995 a 2.700 euro nel 2019; nello stesso periodo aumenta la spesa per i servizi passata da 2.800 euro a quasi 3.900 euro.
Questi, in sintesi, i principali risultati che emergono da un’analisi dell’Ufficio Studi di Confcommercio sulle spese obbligate delle famiglie tra il 1995 e il 2019.

I servizi commercializzabili mostrano una costante e significativa espansione della quota di spesa. Da questi servizi passa la maggior parte del consumo pregiato, su cui si costruisce la rappresentazione del proprio benessere.
Il moderato recupero dei beni commercializzabili realizzato negli ultimi anni è stato sostenuto principalmente dai durevoli, soprattutto autovetture, i cui acquisti erano stati fortemente compressi nei periodi precedenti. Alla luce di quanto registrato nel 2018 ed in questa prima parte del 2019, tale tendenza sembra essersi interrotta.
Seppure in riduzione a causa della recente depressione dei corsi delle materie prime energetiche, le spese obbligate valgono quasi il 41% del totale consumi.
In termini di spesa pro capite, espressa a prezzi 2019, le famiglie destinano 7.377 euro per sostenere le spese incluse nell’area dei consumi obbligati. Pur non risultando, nel lungo periodo, particolarmente dinamica in termini quantitativi, questa parte dei consumi ha assunto un ruolo crescente nella struttura della spesa a valore, sottintendendo un’evoluzione dei prezzi particolarmente espansiva.
All’interno delle spese obbligate un ruolo preponderante è svolto dall’abitazione a cui vengono destinati – tra affitti reali ed imputati, manutenzione energia, acqua, smaltimento rifiuti – oltre 4.200 euro a persona. Negli anni più recenti questo aggregato ha mostrato un ridimensionamento in quota. Su quest’evoluzione hanno inciso: il rallentamento delle spese per l’energia, determinata sia dalla migliorata efficienza energetica, sia, come già evidenziato, a dinamiche di prezzo più contenute, e una dinamica meno sostenuta degli affitti imputati. All’interno delle spese per l’abitazione va sottolineato come i consumi per l’acqua ed i servizi di smaltimento rifiuti, pur in diminuzione in termini quantitativi, risultino stabili in termini di quota in considerazione di prezzi in continua crescita.

Per quanto attiene alle spese obbligate legate alla mobilità – assicurazioni, carburanti e manutenzione dei mezzi di trasporto – nonostante la moderata ripresa delle quantità, è proseguita anche negli ultimi anni la fase di ridimensionamento dell’incidenza della spesa pro capite in valore. In questo caso un contributo di rilievo è stato fornito dai carburanti per i quali oltre a riduzioni a volume si è osservata, nel complesso degli ultimi sei anni, una flessione dei prezzi.
Anche negli ultimi anni, per l’area delle spese sanitarie si è osservata un’evoluzione, in quantità, più sostenuta rispetto al dato medio dei consumi, dinamica che ha determinato, congiuntamente a una variazione più elevata dei prezzi, un ulteriore aumento dell’incidenza.
Relativamente alle altre spese obbligate, il cui peso si era ridotto negli anni più difficili, nell’ultimo periodo si è registrato un andamento più dinamico legato in larga parte ai servizi finanziari.
Nell’ambito dei beni commercializzabili, la spesa relativa agli alimentari, dopo la decisa riduzione registrata in quantità nella prima parte del periodo in esame, si è assistito, negli anni più recenti, a un modestissimo recupero. La suddetta dinamica non ha impedito un ulteriore ridimensionamento della quota a valore destinata a questa tipologia di consumi.

Per quanto riguarda molte delle spese obbligate, i relativi prezzi si formano sovente in regimi regolamentati e, comunque, in mercati scarsamente liberalizzati. Ciò si riflette in una perdurante pressione inflazionistica che toglie risorse ai consumi più genuinamente oggetto di scelta. Fatto 100 il dato di ciascun indice di prezzo nel 1995, nel 2019 si stima che il prezzo delle spese obbligate abbia raggiunto un valore di circa 190, rispetto all’indice per il complesso dei consumi ben al di sotto di 160. Molto meno inflazionistici sono risultati i beni commercializzabili e solo un po’ più dinamici sono stati i prezzi dei servizi commercializzabili. E’ piuttosto evidente da dove sia provenuta nell’ultimo quarto di secolo la maggior parte dell’inflazione.
Il rafforzamento del processo di liberalizzazione dei mercati di offerta di molti beni e servizi obbligati non potrebbe che giovare al sistema produttivo nel complesso e al miglioramento del benessere economico dei cittadini italiani.

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