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Al via la Milano Digital Week, la manifestazione che dal 13 al 17 marzo ospiterà oltre 500 eventi dedicati all’innovazione digitale. Il tema principale di quest’anno è l’intelligenza urbana, intesa come l’insieme delle tecnologie e innovazioni che trasformano la città, le relazioni umane e il lavoro, influenzando la vita pubblica e privata di tutti.

Un tema particolarmente caro a NEC Display Solutions, che partecipa all’importante kermesse milanese in qualità di sponsor tecnico di “Dollar Street” il primo progetto al mondo di rappresentazione fotografica del data storytelling, in cui le fotografie diventano dati, strumenti per capire la realtà dietro ai numeri, oltre gli stereotipi e i luoghi comuni.

Il mondo è visto come una strada lunghissima, in cui i poveri vivono a sinistra e i ricchi a destra. Tutti gli altri sono da qualche parte lì in mezzo mentre si lavano i denti, giocano, si siedono sul divano, cucinano qualcosa di buono, si spazzolano i capelli, disegnano, guardano fuori dalla finestra. Persone geograficamente lontanissime tra loro, con redditi equiparabili, sono vicini di casa e vivono una quotidianità sorprendentemente simile.

In Triennale, e per la prima volta, Dollar Street diventa una casa, un’esperienza visiva e immersiva nella quotidianità e nelle case di chi vive dall’altra parte del pianeta. www.dollarstreet.org è una banca dati online in continua evoluzione dove più di 30.000 fotografie e 10.000 video, raccolti in 260 case in 50 diversi paesi, servono a rendere la realtà comprensibile.

Dollar Street è un progetto di Anna Rosling Rönnlund, Gapminder Foundation. È una piattaforma aperta, in cui chiunque può caricare le fotografie e condividerle, partecipando attivamente allo sviluppo del progetto. Il progetto è stato realizzato in collaborazione con il MUFOCO – Museo di fotografia Contemporanea. La piattaforma apre la sezione italiana per raccontare le nostre case, catalogare oggetti e stili vita.

L’allestimento interattivo, che mette in dialogo lo spazio espositivo e le immagini, è stato concepito come un’installazione dal collettivo Mammafotogramma.

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